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Enduro romagnolo sul mitico Zuccherodante

Nella vasta rete sentieristica che si estende intorno al crinale Tosco-romagnolo lo Zuccherodante è un itinerario mtb di eccellenza per i superbi panorami e per l'elettrizzante discesa.

Zuccherodante trail

Lo scenario è ancora una volta quello della valle del Savio in una zona già nota agli antichi romani per le proprietà termali; e il toponimo del punto di partenza non fa che ricordarcele: Bagno di Romagna, ancora oggi apprezzata meta per gli amanti del benessere.

L'itinerario può partire anche da San Piero in bagno (parcheggio del cimitero) in quanto la salita non prevede di affrontare tutta la SP 142 che salirebbe diretta al Passo dei Mandrioli: una scelta che evita il traffico oltre ad essere attualmente vietata alle bici per lavori di messa in sicurezza.

La salita segue quindi l'itinerario classico che collega le principali discese enduro che si stagliano nella zona (abbiamo già visto in altri articoli Corzano e Frana Trail).

Da San Piero si devia in direzione Paganico per 4 km di asfalto per poi proseguire su mulattiera in decisa ascesa fino al 10° km. Da qui in avanti si prosegue con dei mangia e bevi a cavallo della linea del crinale con grande soddisfazione per i nostri occhi.



Al km 14  non possiamo fare a meno di mettere le gomme sulla SP per congiungerci al Passo dei Mandrioli a cui arriviamo dopo 3 km di salita con pendenze regolari e relativamente blande.

Parole scolpite su pietra per ricordare come per secoli questa antica strada abbia collegato i popoli dei due lati dell' Appennino 


Giunti al passo si continua scalare dislivello stavolta su una mulattiera inizialmente molto accentuata e dal fondo scassato. Segue un tratto che di fatto è la materializzazione del confine tra Toscana ed Emilia. E' un susseguirsi di alti e bassi tra faggeti dalle altissime chiome ed attraversamenti di campi di felci più simili ad una foresta pluviale. Questo tratto di congiungimento termina intorno al km 20,5 quando la discesa vera e propria si dispiega sotto i nostri occhi.



Ad un primo tratto con furibondi tornanti e fondo veloce ma insidioso segue uno scenario veracemente romagnolo con distese brulle ed i tipici passaggi rocciosi sull'arenaria stratificata. Il km che intercorre prima dell'arrivo alle antiche rovine murarie di Nasseto (km 22) è quello decisamente più scenico con panorami da fantascienza. Non manca anche qui come nel Frana Trail un breve passaggio attrezzato con corda, nulla di estremo ma una sicurezza in più.







Dal Nasseto  (un conglomerato di edifici documentati fin dal '500 e di cui una parte è ristrutturato a bivacco) inizia la fase più turbolenta per freni e sospensioni. La guida richiesta è quella tipica dell'ambientazione romagnola: tratti ripidi, passaggi su roccia e tornanti stretti.



I geologi chiamano queste formazioni "Slamp" e sono il risultato di antiche frane sottomarine



 

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Con una buona tecnica si può affrontare tutto in sella, il consiglio è di seguire sempre la linea principale e non improvvisare tagli dove il fondo non è sempre in condizioni sicure.

Finale umido o bagnato proprio (dipende dal regime delle piogge) con diversi guadi da affrontare ruote in acqua. Ricongiungimento che avviene all'ombra del viadotto della E45 per concludere l'ultima manciata di bitume (senza dubbio consigliata la sosta dal piadinaro situato all'ingresso del paese, sul lato opposto dello stabilimento termale) .





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