Alla scoperta della Valmalenco (SO) Enduro del serpentino
Ogni volta che si va in un territorio da scoprire c'è sempre un elemento di curiosità che rende unico l'itinerario. Nell'approdare in questa valle laterale della Valtellina che è la Valmalenco è difficile non notare come l'ambiente sia pervaso da qualcosa di "serpentino". Inutile mettere mano a manuali di rettili e anfibi perchè in realtà si tratta di una roccia divenuta emblema della comunità locale. La sua estrazione ha origini che affondano nel medioevo e da allora costituisce una preziosa materia prima per coprire edifici anche importanti come il Duomo di Como. Il rovescio della medaglia, lo vedremo, è la trasfigurazione delle montagne, letteralmente divorate dalla voracità industriale.
Ma di montagna intonsa ce n'è tanta: siamo in un comprensorio tra Alpi Retiche e le creste del Bernina che si stagliano a 4.000m di quota.
L'itinerario qui proposto permette di fare una doppia escursione in due zone diverse: una a destra e l'altra a sinistra delle sponde del fiume Mallero che attraversa la valle.
Iniziamo con il giro più breve, collocato sulla sponda orografica sinistra. Da Lanzada, in prossimità della centrale idroelettrica, si parte in salita ciclabile fino al piccolo centro di Caspoggio dominato da verdi praterie. L'asfalto lascia presto il posto per una gradevole strada forestale dopo aver passato la frazione di Santa Elisabetta. In pratica si serpeggia sotto la linea della Seggiovia di Piazzo Cavalli fino a raggiungere il capolinea della stessa. Da qui, guardando verso destra, un "gate" stile bike park annuncia l'ingresso al trail chiamato "Lockdown". L'ingresso è libero, ma la dotazione di casco e ginocchiere è obbligatoria (giustamente).
Un particolare ringraziamento ai ragazzi del progetto Bike Bernina che oltre alla manutenzione dei sentieri si prodiga anche per lo sviluppo della MTB in questa area.
Nel complesso non è una discesa particolarmente impegnativa ma non è affatto da sottovalutare. Facile da guidare la parte alta ma con alcuni passaggi stretti e un po' esposti, a cui si aggiunge la presenza di radici. Se qui il livello era generalmente S2 con qualche sporadico S3 il gradiente di difficoltà aumenta sensibilmente in zona Motta - Prabello con passaggi gravity e rock garden di tutto rispetto oltre a tratti di flow guidato piuttosto elettrizzanti.
Divertente anche il tratto finale con il sentiero affiancato da un rio e qualche scalinata da affontare con tranquillità. Ritorno a Lanzada su ciclabile lungo il fiume.
Di nuovo in sella sempre da Lanzada, dove per altro si può campeggiare nell'area sportiva.
Giro più lungo, con quote che vanno ben oltre i duemila. Svariati sono i protagonisti scenografici di questo secondo itinerario. Le cave in primis che mettono a nudo il cuore della montagna con il suo prezioso contenuto igneo. Si incontrano dopo i primi tornanti della strada asfaltata che prosegue fino alla chiesa di San Giuseppe per 8 km. Da qui si devia a destra su carreggiata ridotta ma ancora bitumata che conduce al Rif. Barchi. Da qui inizia la sterrata, tutto sommato agevole, che conduce all'altro grande protagonista, ovvero il Lago Palù: una perla d'acqua adagiata a quasi duemila di quota.
Dopo aver ammirato lo spettacolo di riflessi, luccichii e della brulicante vita lacustre non resta che affrontare il tratto di gran lunga più arcigno della salita: quello che attraversa l'area sciistica e le sue tormentose rampe; è comunque affrontabile in sella quasi del tutto per chi ha la muscolare.
La sosta al Rifugio Motta è indispensabile per recuperare le energie che verranno immancabilmente richieste da una discesa estenuante.
Il sentiero è il 339: parte subito molto stretto ed esposto. L'ostacolo più grosso arriva dopo una cinquantinva di metri: due passaggi attrezzati con catena. Sono pochi metri ma per chi ha una bici pesante ci sarà da sudare. Tuttavia non è il caso di farsi scoraggiare da queste grane iniziali: subito dopo il sentiero diventa percorribile anche se a livello trialistico e con qualche passaggio che per prudenza è meglio fare a piedi.
Si passa su sentiero 338 per sbucare presso il Rifugio Alpe Ponte su intersezione di una mulattiera. Adesso occorre attraversare le strette viuzzie di un agglomerato di case e ritrovare il sentiero che sbucherà direttamente sull'Hotel Mirage. La discesa è infernale: continui cambi di traiettoria, passaggi infuocati tra rocce alternati ad un flow-gravity da mandare in delirio anche i biker più navigati. Particolarmente suggestivi i passaggi tra case in pietra diroccate, ed il finale gravity. Nel complesso livello S3 costante per tutta la discesa con punte di S4.
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