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Doss dei Roveri (TN): la pietrosa del Garda

Difficile trovare un aggettivo che sintetizzi un trail come Doss dei Roveri: indubbiamente spettacolare come contesto paesaggistico, sbalorditiva nei suoi passaggi che contendono spazio alle pareti rocciose. E' però un sentiero decisamente spigoloso, brutale come fondo e dallo stile di guida non sempre intuibile. Di sicuro serve un certo spirito di adattamento su un fondo reso flottante dal voluminoso e persistente pietrisco.




La storia è l'altro elemento attrattivo di questo itinerario. I segni lasciati dalla Grande Guerra sono tangibili lungo tutto il percorso: dalle strade militari ai numerosi bunker che si affacciano improvvisi lungo il sentiero. D'altronde questo è l'angolo del Garda nel quale il vento della guerra ha imperversato maggiormente: ricordiamo in particolare i feroci combattimenti del 1915 che ebbero come teatro Malga Zures. 

Per comodità di parcheggio lasciamo la macchina a Nago. Da qui si sale per la consueta asfaltata che collega con la cima dell' Altissimo.

Nelle prime fasi dell'ascesa la vista è accompagnata dalle rovine di Castel Penede ammirabili sulla destra poco prima di lasciare le ultime case. Si può inquadrare il lago a più livelli man mano che si sale, e ammirare la splendida falesia; paradiso per arrampicatori di tutta Europa. Dopo neanche 6 km si raggiunge Malga Zures con tutto il suo carico di eredità del passato: una croce in sommità sulla destra della strada ricorda i caduti nei combattimenti; altrettanto visibili sono i tunnel e resti di baracche dell'epoca.


La salita in asfalto continua per quasi 2 km fino ad arrivare poco sotto le antenne dei ripetitori: si devia subito sulla forestale sterrata che scende leggermente per un breve tratto. Da qui inizia il lungo tratto di ascesa sulla forestale Bait della Selva che arriva a sfondare il confine con il Veneto. Intorno al km 10 inizia la discesa: nel primo chilometro e mezzo appare molto modesta per dislivello ed intensità tecnica. Il tenore della discesa muta radicalmente a partire dal Doss dei Roveri vero e proprio: ovvero un punto panoramico coronato da un agglomerato di rocce.






Da qui in avanti dovrete tirar fuori tutte le vostre carte migliori per affrontare rock garden, curve a gomito, fondo instabile, e schivare pietroni che intralciano la traiettoria. Consiglio prudenza: vedersi girare l'anteriore o trovarsi cappottati è un attimo; inoltre nella parte bassa è anche probabile incontrare escursionisti a piedi.





Le sponde del lago saranno raggiunte al km 18 dopo 6 km di una discesa che ha dell'infernale. Ora non resta che mettersi nello spirito del cicloturista ed affrontare i 10 km di lungolago che separano da Nago.

Interessante, oltre alla panoramica generale, notare anche l'estuario di una colossale opera di ingegneria idraulica ultimata negli anni '50 per far scolare le acque dell'Adige nel lago in caso di piena del fiume: negli anni la sua presenza ha salvato più volte la città di Verona da devastanti alluvioni.

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