Sulle creste del Lagorai
Se c'è un aggettivo con cui definire il Lagorai questo è: "incontaminato". La sua natura impervia ed aspra, le sue creste rocciose sferzate dai venti impongono una certa selezione tra chi decide di affrontarle. Poca è la lotta con cui l'uomo ha conteso contenso spazi alla natura: la vediamo nel rado spuntare di malghe o nei resti diroccati di un passato bellicoso i cui echi sono incredibilmente arrivati fin qui.
La nostra esplorazione di questa imponente catena montuosa inizia a ridosso della Valsugana. La strada che porterà al cospetto della grandi cime è, paradossalmente, una delle più blasonate salite ciclistiche del Trentino: la strada di Passo Manghen (SP31).
Sono 9 km di asfalto dove sfrecciano moto e ciclisti da strada: ma l'ascesa è emozionante per come lentamente svela la natura di questi giganti di terra e roccia.
Non è finita, segue ora un lungo tratto a mezza costa con discrete contropendenze dove si intervallano salite e discese fino ad arrivare in prossimità di un edificio diroccato (ex infermeria austroungarica) sul Monte Valpiana.
La lunga ed emozionante discesa può ufficialmente inziare. La parte alta è quella tecnicamente più selettiva: serve un certo eclettismo per divincolarsi tra curve strette, fondo friabile ed un discreto gravity. Ma a parte una serie di gradoni iniziali non affrontabili, tutto il resto è fattibile in sella per i biker più navigati.
Si sbuca in prossimità di una malga: da qui un breve raccordo conduce al sentiero 398 per Calamento. Inizialmente blando, aumenta di intensità nel finale con passaggi veloci tra rocce e radici per sfociare direttamente sul punto di partenza.
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