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Monte Sparavera (BG): tre discese tra Lago di Endine e val Gandina

Una montagna non particolarmente elevata ma che ha tutte le caratteristiche di una vetta d'alta quota: verdi praterie dove gli alberi non si arrischiano a metter radici, una visuale dominante sul Lago di Endine e sull'ultimo lembo settentrionale del Lago d'Iseo. Il tutto sorvolato da una nutrita presenza di rapaci da cui probabilmente deriva anche il toponimo Monte Sparavera. 


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A restituire le giuste proporzioni è il corollario di giganti della montagna come il Guglielmo, le creste orobiche od il Pizzo Formico; quest'ultimo già affrontato in un precedente itinerario.

La zona si presenta particolarmente ricca di sentieri, talvolta eredità non solo di boscaioli e contadini ma anche di mercanti della lana: l'oro di un'epoca ormai tramontata.

Partenza da Bianzano, piccolo comune arroccato sulla sponda occidentale del lago di Endine. Inizio anomalo con una discesa su asfalto,  purtroppo inevitabile, che termina a Ranzanico. Poche decine di metri di dislivello perso ma presto recuperato risalendo la strada comunale asfaltata per Forcella di Ranzanico (via Cadorna).

Con 4 km di aspra salita si arriva alla Forcella di Ranzanico: più volte punto di intersezione del giro. Onde evitare scalinate, salite impervie su sterrato e proprietari indisponenti scendiamo di qualche metro su asfalto per riagganciarci dopo il secondo tornante sulla strada asfaltata che sale alla volta del monte Sparavera. Dopo qualche km si passa allo sterrato/cementato in una salita lunga e nell'ultimo segmento anche faticosa.




Con due curve a quadrato si arriva alla Pozza dei Sette Termini dove campeggia il monumento Ali di Cadorna che ricorda il Gen. Raffaele Cadorna (figlio di Luigi Cadorna comandante supremo della Prima Guerra mondiale fino alla disfatta di Caporetto) ed il suo ruolo di comando nella Resistenza: venne qui paracadutato nell'agosto del '44 per coordinare le forze partigiane.


Manca un ultimo colpo di reni per conquistare la cima e scoprire che quel punto bianco che fa capolino è una piccola croce di pietra.

E' tempo di scendere e lo facciamo ammirando in tutta la sua estensione il piccolo ma grazioso lago di Endine e le sua acque verdognole. La discesa si divide in una parte panoramica in quota tra bucolici pascoli ed una più tecnica (CAI 547) con qualche passaggio su radici e rocce smosse che può diventare impegnativo se bagnato. Il bosco di alberi secolari crea una cornice naturale decisamente suggestiva.





Si esce poco sopra i comignoli delle case di Peia, per ripartire in salita su asfalto con tratti cementati che fanno letteralmente tremare le gambe con le loro canaline.

La destinazione è di nuovo la Forcella. Da qui imbocchiamo il sentiero 618 per Sorgente di Bondo. Percorso abbastanza scorrevole con qualche discreto passaggio ma nel complesso la difficoltà maggiore è rimanere a galla sui sassi smossi.



Ennesima ed ultima scalata alla Forcella, sullo stesso asfalto della prima salita. Un breve tratto di raccordo in salita e tra i verdi pascoli imbocchiamo il 513: ora il livello tecnico si alza decisamente. E' una sequenza ininterrotta di rocce smosse e fisse su cui danzare ed intraversare la bici la dove ci sono fessure per passare.






Un turbinio selvaggio di pietre, sassi, passaggi stretti, che termina solo sulle soglie della ritrovata civiltà, ovvero direttamente tra le vie di Bianzano.  

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