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Marradi (FI): trail da urlo sulle colline dell' Alto Mugello

Itinerario dal sapore dei bei tempi perduti in quell'angolo di appennino dove il confine culturale tra Toscana e Romagna scorre indefinito. Epicentro di questo giro a doppio anello è Marradi: grazioso paese famoso per le sue castagne e per aver dato i natali al poeta Dino Campana. Il centro è arroccato sulle sponde del fiume Lamone le cui acque scorrono verso Faenza, e del suo affluente Rio di Salto che entra direttamente in paese tra ponti e archi.





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Dopo una sbirciata al nucleo storico, abbandoniamo il selciato per l'asfalto della Strada Regionale per Firenze: è solo un breve transito che si conclude a Biforco. Da qui sulla sinistra si sale verso Campigno, ed al Km 5 una deviazione su ponte in legno permette di varcare il fragoroso Rio Campigno e la sua fredda valle. 

Inizia ora la parte più ardua della scalata: l'asfalto lascia il posto ad un fondo naturale piuttosto ruvido e con pendenze poco accomodanti. L'obiettivo è Passo di Valdolsera, più che un passo una sorta di piccolo altopiano, dalle pendenze smussate ed in continua alternanza tra discesa e salita. L'effetto panoramico è favoloso: le colline che in salita chiudevano la visuale come in un imbuto ora appaiono delinearsi in spazi aperti con le loro creste increspate.







Come definire la discesa? L'aggettivo "entusiasmante" è più descrittivo di qualsiasi prosaica definizione tecnica. Il CAI 527, discesa nota come I Faldi, è uno di quei trail naturali che non stupiranno i conoscitori della collina romagnola: rocce squadrate, passaggi gravity e nessuno sconto agli indecisi. Tra le situazioni meno piacevoli possiamo mettere qualche breve passaggio esposto (non pericoloso) e la possibilità di trovare fango nei punti meno soleggiati. Nulla però che possa compromettere il folle divertimento di questa discesa che non molla dall'inizio alla fine...anzi è proprio nel finale che arriva il rock garden più impegnativo.






Si torna a Marradi imboccando ora la SP 74 seguendo il cartello marrone che indica l'eremo di Gamogna, nostra destinazione e perla culturale di questo percorso. I primi 9 km di asfalto conducono al Passo dell' Eremo ma la meta è ancora lungi dall'essere conquistata. Deviando sulla sinistra percorriamo il sentiero consigliato agli escursionisti dal CAI. Una profusione di frane alberi caduti rende questo segmento di 3 km più avventuroso di quanto preventivato. Tra continui rilanci, mini-portage, e lotte nel fango l'approdo presso la storica struttura avviene quando il tachimetro indica 30 km di tragitto fin qui compiuto.


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Una mistica illusione sembrerebbe suggerire la fine delle fatiche, in realtà c'è ancora di che penare tra micidiali strappi e quelle frane che ormai appaiono familiari.

Pian piano la discesa prende forma: ora scorrendo su crinali, ora danzando su rock garden e finendo poi in una splendida pineta naturale dove serpeggia un elettrizzante flow guidato (CAI 521). Ma la parte più incredibile arriva nel finale con un toboga letteralmente da urlo proprio quando si è a pochi metri dalle finestre dei marradesi.


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