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Monte Carone (BS-TN): quattro discese per una goduria unica

Monte Carone fa rima con selezione, e in questo caso riguarda sia la salita che la discesa. La traccia qui riportata è per i biker più rotti alle imprese, tuttavia si può tranquillamente glissare la parte epica di conquista in portage su ascesa verticale. 
Siamo nella blasonata zona dell' Alto Garda verso l'incastro tra il territorio bresciano e quello trentino. 




La salita è da suddividere in varie tappe ben distinte per tipologia di percorso e difficoltà. Il primo tratto non ha bisogno di presentazioni: è la Strada del Ponale. Quello che magari non tutti sanno è che lungo il percorso è nascosto un forte dell'epoca della Grande Guerra costruito in ipogeo, ovvero dentro la roccia. All'incirca dopo la seconda galleria in prossimità di uno sperone roccioso appaiono alcuni ingressi chiusi da delle grate e poco sopra un edificio centenario color aragosta: è qui che tra cunicoli e cavità si trova l'invisibile e straordinaria fortificazione. 







Questa arcaica arteria stradale (rimasta comunque in funzione fino al 1995 dopo l'apertura delle gallerie) conduce fino al Lago di Ledro attraversando la valle del Ponale tra cascate, ruscelli fragorosi e antiche calchere usate in passato per la cottura della calce. 


A Molina di Ledro (km 12) lasciamo il lago alle spalle con tutto il suo carico di eridità primitive che fanno un importante richiamo culturale.





Anche il prossimo tratto di salita non giungerà nuovo ai biker di vecchia data, tra questi molti se la ricorderanno come la Rampiledro: un muraglione di cemento con una serie di tornanti che ne fanno un  incubo lungo 7 km. In compenso il fondo è perfetto per grip e scorrevolezza, e c'è anche qualche frangente dove rilassare l'andatura.



Entriamo e usciamo tra i confini delle due regioni, un tempo confini nazionali tra stati belligeranti, epoca di cui spuntano qua e là inapparenti testimonianze.




Qualcuno strabuzzerà gli occhi ma la fatica più importante deve ancora iniziare. Al km 19,5 un taglio permette di arrivare, anche pedalando, sulla famigerata scalata detta "camino" che sale letteralemente in modo verticale, verso la cima del Monte Carone. Si tratta di una via per escursionisti esperti con tanto di cordino metallico e scalini: è un portage molto impegnativo e faticoso, in alternativa si può deviare a sinistra al bivio con il 105 percorso Sky, ma non sappiamo come sia.
In ogni caso le fatiche sono ben ripagate da una discesa molto divertente con tornanti e guida fisica su roccia; attenzione a qualche tratto esposto. 





La stragrande maggioranza della salita è ormai alle spalle ma per inanellare tutte le discese sarà necessario qualche breve risalita.  

Da Passo Guil scendiamo verso Passo Rocchetta su un divertente sentiero che seguiremo a lungo: il 422. A Passo Rocchetta inforchiamo il 422b, considerando che l'originale è stato brutalmente spianato con la ruspa. 
Tra radici e rock garden avvincenti arriviamo alla malga Palaer, e da qui una breve ascesa che riporta sul sentiero. Inizia la parte più guidata del sentiero con un favoloso flow intervallato da tratti più rocciosi e indimenticabili passaggi su grovigli di radici.



Arrivati a Pregasina non resta che affrontare l'ultima sezione della discesa ed è anche essa nel novero delle discese storiche dell' Alto Garda, ovvero la "Trota" dal nome del ristorante che un tempo si affacciava sulle rive del lago. E' una discesa particolarmente rude con tratti gravity da non sottovalutare ed un fondo smosso che non permette errori. Alle emozioni della discesa fa da contorno un contesto storico naturalistico decisamente affascinante: le cascate affiancano il sentiero con sbalorditivi giochi d'acqua in mezzo alle rocce. Con un occhio attento si possono notare anche i resti di una centrale elettrica abbandonata e quel che rimane del ristorante.








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L'unica nota negativa del giro è proprio nel finale: in attesa della tanto decantata ciclabile che dovrebbe circuire l'intero Benaco, ci accontentiamo di tornare a Riva per le convenzionali gallerie intasate di traffico e smog. 
PS: se a qualcuno può interessare vorremmo far notare che sarebbe molto più utile mettere in sicurezza le strade convenzionali per i ciclisti anzichè spianare i sentieri di montanga...così, piccolo appunto!

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