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Sul Monte Zebrù con un leggendario itinerario mtb

L'ingrediente fondamentale per un leggendario itinerario mtb è la cima al cui cospetto si svolge. Lo Zebrù non ha bisogno di presentazioni: un colosso piramidale che si staglia come una lama d'argento a trafiggere le nuvole. 


Quello che si affronta in questa avventura su ruote grasse è il Passo Zebrù: una sella che consente di aggirare il gigante su un fianco alla relativamente bassa quota di 3.000m. 

Per un giro completo ad anello servono gambe a cui non difettano 2.000 m di D+, o in alternativa un motore elettrico con tutti il seguito per fare il pieno di Watt nei rifugi.

Partenza dal cimitero di San Nicolò seguendo il corso del torrente Frodolfo per 11 km fino a Santa Caterina, volendo si può accorciare al prezzo di transitare nel traffico stradale.

Con una netta deviazione sulla sinistra inizia la scalata verso il Rifugio Pizzini. Un comodo asfalto si arrampica fino al Rifugio Ghiacciaio dei Forni dove le auto devono terminare la loro corsa. Inizia qui, dopo 17 km, il favoloso tratto dove la vallata si apre in tutto il suo splendore: con i cucuzzoli che dominano la parte alta ed i torrenti che intarsiano gli spogli fianchi dei massicci.


Rifugio Forni







Per raggiungere il Pizzini occorrono 5 km di pedalata piuttosto dura, allietata soltanto dalla scrosciare dei ruscelli e dal canto degli uccelli predatori.

Tuttavia il raggiungimento della struttura è solo una tappa per riposarsi e rifocillarsi in attesa del tratto più arcigno dove non mancherà l'impiego dell'arte del portage e dello spintage.






Lo Zebrù con i suoi 3.700 m di elevazione osserva il nostro faticare fino al passo che ci permetterà di valicare e fare ritorno alla normalità dopo questo breve passaggio nella terra degli dei della montagna.

Il disegno della discesa si delinea subito agli occhi: una serpentina di terra scabra che lambisce il fianco del catino montuoso. Per chi soffre di vertigini non è esattamente l'ideale tuttavia l'esposizione è gestibile ed il sentierno non presenta estremismi di alcun genere. Ma non è nemmeno una discesa banale: diversi passaggi richiedono la malizia del biker esperto ed anche la gestione della bici su passaggi tortuosi e scassati è indispensabile per restare in sella. 









Non mancano passaggi avventurosi con tanto di cordino metallico e attraversamento di piccoli torrenti con rive franose, fa parte del gioco. La seconda metà, purtroppo, è una larga forestale che in modo monotono riporta al punto di partenza. E' l'unica pecca, ma sul conto di uno spettacolo impagabile come questo ci può tranquillamente stare.

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