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La spettacolare "Border Line" dell'appennino reggiano

Un percorso a tre anelli sul Monte Torricella, frutto del lavoro di un'associazione molto attiva di appassionati enduro dell' appennino reggiano: sono i ragazzi di Ride the Giant. Il contesto ruota intorno al Monte Cusna (la vetta più alta dell'appennino tosco emiliano dopo il Cimone) dove ha preso vita una consolidata rete sentieristica specifica per ruote grasse.

Sebbene più modesto per elevazione ed imponenza rispetto al "Gigante reggiano", il Torricella offre scenari letteralmente da brivido con i suoi profili spioventi e le sue scabre pareti rocciose







Partenza dagli impianti di Febbio dove si può trovare parcheggio senza difficoltà. Come riscaldamento una discesa su single track nel bosco che non è da sottovalutare, sebbene sia solo un preambolo di poco meno di 1km per approdare al paese di Febbio.
Da qui si dipanano le tre salite che portano sul crinale del Monte Torricella. I primi 4 km sono da ripetere ogni volta: da Febbio fino al bivio che sulla sinistra porterebbe al Rifugio di Monte Orsaro. 





Teniamo invece la destra in leggera discesa fino a quando dalla strada asfaltata si innesta seminascosoto un single track. Dopo un leggere saliscendi si continua una scalata che perdura anche con tratti ripidi fino al punto di maggior elevazione. 




Girando a sinistra optiamo per il crinale, ossia la Border Line. E' la discesa più lunga e spettacolare con la cresta rocciosa seghettata ed il sottostante vuoto vertiginoso. Per chi non se la sente i tratti da affrontare prudenzialmente a piedi sono pochi, per i più scafati la possibilità di affrontare tutto in sella (anche se il consiglio è di valutare bene la scivolosità in caso di piogge/ forte umidità). 




Un fantascientifico scenario lunare accompagna il tratto in cresta, ambientazione che cambia diametralmente quando si voltano le spalle al baratro. 









Un bosco da favola con un altrettanto onirico flow accompagna fino all'asfalto della SP9 all'atezza del ponte sul torrente Secchiello (km 8,5 - siccità permettendo, da non perdere la Cascata del Golfarone deviando pochi metri a sinistra rispetto alla traccia).
Inizia la più lunga delle risalite, approfittando di una strada secondaria per Case Santini che evita il traffico. 
Sono 9km di risalita su asfalto quelli che servono per tornare al bivio e seguire stavolta l'indicazione per il trail Lucignolo. Si tratta di un sentiero flow ma con uno spiccato accento gravity e alto tasso di adrenalina. Il contesto panoramico è quanto di più antitetico rispetto agli spazi che dal crinale vagavano sugli orizzonti più sperduti e sulla vista dell'imponente massiccio del Cusna: siamo nel ventre di un fittissimo bosco di alte chiome dove anche in giornate di pieno sole la luce non entra che tratteggiata.




Ultimo colpo di reni per tornare all'imbocco dell' ultima avventura: stavolta deviazione repentina all'imbocco dello sterrato e parte subitaneo il trail Pineta. Decisamente meno grintoso dei due precedenti ma comunque elettrizzante per le traiettorie strette ed i passaggi fisici su un sentiero che rimane flow. 



Da rilevare che tutti i sentieri sono ben segnalati con colorazioni sul terreno, sugli alberi o con tabelle di legno: segnalazioni visive indispensabili per individuare la traiettoria in una natura giustamente lasciata il più possibile al suo stato primordiale.
Non resta che completare il giro con l'ultimo km che da Febbio risale uggioso verso gli impianti su comodo asfalto. 




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