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In MTB sulla cima del Monte Roen

Gli abitanti della Val di Non lo chiamano affettuosamente "il coccodrillo" per la sua forma ovalizzata; la sua cuspide è la sommità più alta di quella catena montuosa spartiacque che separa le province autonome di Trento e Bolzano: la costiera della Mendola.




Il soggetto in questione è Monte Roen, privilegiato osservatorio panoramico tra i più completi che si possano trovare a queste latitudini con la vista che domina direttamente la val d'Adige ad oriente e la Val di Non sul lato opposto. Ma a riempire l'orizzonte sono i profili severi delle catenene dolomitiche con i loro tipici contorni taglienti: Sciliar, Catinaccio, e poi Latemar e Lagorai guardando verso levante. Diametralmente opposte appaiono la catena del Brenta e il gruppo del Cevedale. 



L'itinerario parte in zona Caldaro, qualche km sopra l'omonimo lago. La salita parte sottotono tra asfalto e qualche leggera ridiscesa. Dopo 10 km si inizia a macinare più seriamente su sterrato ma senza eccessi e con una gradevole frescura arborea. Così per altri 10 km fino a quando svanisce l'illusione di poter raggiungere la sommità sui pedali. Nell'ultima manciata di km si impongono una serie di gradoni in legno (circa un centinaio) da affrontare con bici in spalla o a spinta ed un ultimo strappo appiedato per arrivare alla grande croce.




La struttura della montagna svela qui i suoi anfratti più spaventosi: crepacci e dirupi che portano senza intermediari nella valle pullulante di meleti.
















In queste atmosfere tra paradiso e inferno indossiamo le protezioni per l'emozionante discesa. Potremmo dividerla in due tronconi con Malga Romeno (km 25) a fare da intermezzo. Inizio decisamente selvaggio dove ci si districa a fatica tra arbusti di piccola taglia ben decisi a contersi con noi lo spazio. Segue un tratto decisamente più pulito ma anche molto più improntato al gravity con passaggi elettrizzanti. 



Superata la malga parte poco più avanti in direzione nord un ricongiungimento su sterrato che dura circa 2km. Il sentiero 538 inizia come diramazione sulla destra. Ignoravamo che fosse stato vietato alle bici con una ordinanza comunale del 2017, tuttavia siamo qui e decidiamo di affrontarlo con prudenza e riguardo. Effettivamente il sentiero non è proprio adatto a tutti: tratti esposti nella prima parte e tornanti strettissimi nella seconda lo rendono appetibile solo a biker di lunga navigazione. L'ultimo tratto diventa decisamente più fluido e guidato con sponde naturali, piccoli drop naturali su radici e traiettorie strette. 




Finale che sbuca direttamente sul Parco Avventura ed il suo ampio parcheggio.

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