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Dalla cima del Monte Stino al lago di Idro in 100 tornanti

Percorso sui generis che vede il tornante come protagonista costante ed indiscusso dalla cima austera del Monte Stino alle placide acque bluastre del lago di Idro.





Per scendere a fianco delle spioventi pareti rocciose non c'è altra strada che quella ricavata zigzagando tra pareti impervie e sottili lembi di terra sospesi.
Il livello di esposizione è di quelli che non concede molto margine ad eventuali errori che posso essere scongiurati con la normale buona prudenza.




Percorso che si annuncia molto impegnativo anche nei crudi dati statistici e si rivela selettivo anche sul lato discesa. Per snocciolare ognuno di quei cento tornanti serve ottima tecnica ed una dose di istintività. Non è indispensabile la nose press, anche la sana e vecchia old school si adatta alla perfezione permettendo di affrontarne almeno il 95% in sella.



Affascinante anche il sottofondo storico legato alle testimonianze della Grande Guerra: per quanto in una posizione defilata rispetto ai teatri di guerra la zona venne solcata da trincee e postazioni italiane per tenere sotto controllo quella che poteva diventare una pericolosa porta d'accesso alla Lombardia in caso di rottura del fronte.









Altro protagonista è ovviamente il lago: già noto ai tempi degli antichi romani che lo chiamarono Eridio, è oggi un' amena località salvaguardata dagli eccessi del turismo di massa e particolarmente vocata all'escursionismo. Negli anni '20 divenne il primo lago naturale italiano ad essere regolato da uno sbarramento artificiale per la produzione di energia elettrica. 
E' da sempre crocevia di passaggi di popoli e culture: a nord dove si immettono le acque del fiume Chiese (suo immissario ed emissario unico) si congiungono le province di Brescia e Trento.



Partenza dal comune di Idro sulle sponde dell' omonimo lago. Salita tortuosa e alla lunga un po' monotona sulla Strada Provinciale 58 per Capovalle da seguire per 9,5km. Questo è San Rocco: il punto di intersezione "a otto" della traccia. Ora la salita continua imboccando la larga mulattiera ex militare che cinge il fianco meridionale del Monte Manos. La salita è temperata da un micro clima generato dall'ombra dei crinali sovrastanti che abbassa il termometro di diversi gradi fino a svoltare sul maggiormente irradiato lato occidentale.




 pub 
Scalati questi 6km inizia finalmente la discesa dell'Ippovia.
Tecnicamente divertente nella media ma senza picchi particolarmente esaltanti se non in un passaggio roccioso che richiede ottime capacità. Da segnalare più avanti un passaggio un po' estremo che sconsigliamo ai comuni mortali.




Finito questo antipasto di discesa si torna a San Rocco (km 17,5) per scavalcare gli ultimi 500 m di D+ che separano dal Rifugio Stino
Salita graduale ed impietosamente soleggiata che termina al km 23. Il grosso del dislivello è ormai alle spalle e non resta che concluderla con l' ultima pedalata in mezzo alla storia: trincee, postazioni armate, grotte artificiali sono quanto i nostri progenitori ci hanno lasciato in quella sanguinosa pagina di storia datata un secolo fa.
Da qui in avanti inizia il tratto monotematico fatto di soli tornanti. Qualcuno racconta siano 100 altri per soprammercato quotano 137: a occhio la prima valutazione ci è sembrata più corretta. 





In ogni caso avrete davanti la miglior scuola di tornanti che vi possa capitare: ce n'è per tutti i gusti da quelli larghi e guidabili a quelli stretti e da tagliare in modo netto, da quelli con roccia a quelli con radici, dallo scivoloso al gripposo, ma i più divertenti sono quelli che si presentano in sequenza. 
Finale sul lago a circa 5 km di distanza dal punto di partenza su strada nel complesso poco trafficata e con panoramica ciclabile finale in lungolago.

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