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Corno della Paura (TN): in mtb sui sentieri della storia

Un vero giro All Mountain con salite poderose, discese audaci, ed un contesto storico naturalistico, quello del Corno della Paura, unico e grandioso.







Il Corno della Paura è uno sperone roccioso che declina vertiginosamente  verso le acque dell'Adige (Vallagarina). Anche chi semplicemente percorre l'autostrada non può che restarne impressionato. D'altronde è facile individuarlo: dalle mura del Castello di Avio basta salire con lo sguardo in linea retta ed individuare un grosso prato verde dorato che svetta a forma di rombo sulla cima. 




Verrebbe da pensare che la "paura" citata nel toponimo derivi da questo tipo di ambientazione che effettivamente imprime una certa inquietudine, ma l'origine è in realtà storica. Negli anni della Grande Guerra infatti gli austriaci prima e gli italiani in un secondo momento lo trasformarono in un arroccamento difensivo. E' facile intuire il motivo di questa scelta semplicemente osservando il panorama: tutte le principali vette e vie di comunicazione del trentino meridionale sono  a tiro. Ancora oggi sono riconoscibili numerosi manufatti dell'epoca, ed anche la viabilità (che si snoda tra stretti tornanti e gallerie) è in gran parte eredità di quel periodo. Paura, ma anche peggio per chi si trovava nel raggio d'azione di 30 km che le batterie italiane era in grado di raggiungere. 




Partenza da Sabbionara, sulla riva destra dell' Adige. Dopo aver attraversato la stretta via centrale di questa frazione a sud di Ala, si prosegue seguendo l'indicazione marrone per Monte Baldo. E' un nastro d'asfalto che si abbarbica in una stretta gola denominata Valle dei Mulini. Il lungo percorso su fondo stradale non sarebbe molto entusiasmante, tuttavia lo spettacolo monumentale della natura allevia nettamente la fatica: spettacolari ruscelli, pareti roccioso verticali e curiosi passaggi nel fianco della montagna rendono suggestivi anche questi primi 11 km di asfalto fino al Lago Pra de' Stua (in realtà è una diga artificiale per la produzione di energia idroelettrica, solitamente ghiacciato nel periodo invernale).







Abbandoniamo la strada principale per deviare alla volta di San Valentino dove sono ubicati gli impianti sciistici, resta però l'asfalto ancora per 5km abbondanti ma il traffico è quasi inesistente. L'ingresso sull' Altopiano di Brentonico può dirsi avvenuto, ma questo non implica la fine di dure salite, e neanche dell'asfalto che prosegue sulla nostra destra in una strada vietata alle auto.

Inizia ora, ai piedi della cima del Monte Vignola, la parte più indimenticabile dell' itinerario, almeno dal punto di vista estetico. La vista torna a spaziare sulla Vallagarina ma stavolta l'Adige appare in tutta la sua vasta e scintillante bellezza. In più panorami a tutto tondo dalle creste montuose venete e trentine. Dopo un favoloso tratto in discesa sulla carrareccia militare che come un bruco si scava spazio entrando ed uscendo nella viva roccia, si ritorna in ascesa sempre su strada militare e piuttosto uggiosa. 



Mulattiera Corno della Paura



Finalmente al km 20 inizia una lunga ed entusiasmante discesa. Un primo tratto un po' anomalo dove bisogna scendere intercettando a vista i segnavia del CAI fino al Bivacco Vignolet, superata questa struttura si imbocca il sentiero indirizzato verso Sabbionara. 
Sarà una discesa (CAI 687) apprezzata da chi è abituato a superare situazioni avventurose come fondo ingombro di foglie e sassi, qualche tratto esposto (non pericoloso se affrontato con ragionevole prudenza) e passaggi tecnici su roccia: insomma l'Old School.  






La prima metà è la più barbarica con anche brevissimi passaggi da fare a piedi, ma più si scende e più il sentiero diviene meno accidentato fino a sfociare nel flow. Un flow che scompare tutto ad un tratto nel sassosissimo finale quando si è ormai alle pendici del castello. L'edifico val bene una sosta in più per ammirarne le mura quattrocentesche splendidamente arrivate fino a noi. Anche la pianta architettonica pentagonale suscita curiosità: una delle cinque torri era detta della Picadora in quanto luogo di esecuzioni capitali per impiccagione.





Si scende a Sabbionara percorrendo il selciato prima e l'asfalto urbano per tornare al punto di partenza.


 

Cosa dicono quelli che l'hanno provato:



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