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Forcella di Sennes (BZ): cronaca di una dolomitica autunnale

Avevo già archiviato la stagione dolomitica 2018, ma nell'era di Facebook può arrivare quel post che rimette tutto in gioco. L'amico Maurizio Deflorian (Nonnocarb) aveva pronto un imperdibile quanto ambizioso itinerario: valicare la Forcella di Sennes e scendere per una delle vie più temerarie, di quelle che fanno solo i biker sopravvissuti a simili prove di selezione.






Ed è così che a metà di un ottobre incredibilmente mite partiamo in 4 alla conquista di questa Forcella.  
La partenza è a San Vigilio in Marebbe: quota 1.220 mt ci presenta temperature mattutine che sfiorano lo zero e pedalare diventa un fatto di sopravvivenza. Ad intirizzire le nostre membra ci pensa anche l'intensissima umidità della strada forestale adombrata dalla vegetazione e con gelidi ruscelli a fare da contorno. Per quanto vigorose siano le nostre falcate la questione termica si risolverà solo con il caffè del Rifugio Pederù. Ma a scacciare del tutto i tremiti ci penserà il girone infernale dell' Alta Via delle Dolomiti, dove ci si riposa nelle pendenze sotto il 20%. La selezione qui è abbastanza netta e può essere solo sopra la linea delle e-bike o di gambe particolarmente allenate con una bici adatta alla salita.






Come un miraggio appare la vista del Rifugio Fodara e dei sui prati pianeggianti. Siamo usciti dal limbo ma la mente è ancora appannata e la contemplazione delle bellezze circostanti non è così immediata, ma c'è tutto il meglio di due regioni dolomitiche: ad oriente quelle del Veneto che potremmo valicare in una manciata di km, ad Ovest le sommità della Val Pusteria che si estendono a perdita d'occhio fino oltre i confini nazionali della vicina Austria.






Proseguiamo per chiudere il cerchio in senso antiorario, la prima meta è il Rifugio Sennes (2.140 m). La spia del carburante viene subito spenta con l'apporto di succulenti piatti dolci e salati, il tutto diluito da uno scorrere di birra che si fa più copioso man mano che si delineano i dettagli dell' assalto.
Dobbiamo sfondare la linea dei 2.500 m e vista dal basso della conca rocciosa l'impresa ci appare in tutta la sua reale dimensione.












Il sentiero si fa sconnesso, la vegetazione sempre più rada fino a scomparire del tutto soffocata da ghiaioni che si estendono a perdita d'occhio.  Si procede lentamente come fossimo barche in secca, ma alla fine, contando i centimetri, il muro viene superato. 




Lo spettacolo davanti a noi è impressionante, ma per istinto siamo più propensi a valutare quanto si trova sotto di noi, ovvero una linea sinuosa che solca una ripida lingua di ghiaia, convenzionalmente chiamo CAI 24.
Maurizio apre le danze: è il veterano della spedizione, inoltre le sue voluminose gomme da Fat non vedono l'ora di aggredire quel terreno. Servono buone doti di equilibrismo per galleggiare su quei sassi scricchiolanti: per me che non ho mai fatto surf mi faccio comunque un'idea grazie a questa onda statica.











Questo tratto scorre con un certo cuore in gola, non è la tecnica a cui siamo abituati ma l'esperienza accumulata negli anni è servita tutta: talloni bassi e gomiti larghi fanno la differenza tra rimanere in piedi e volare giù.
La discesa continua lunghissima scorrendo ad imbuto in una valle strabiliante: le dolomiti si rivelano come in un film che le descrivono dalla cresta fino al fondovalle.




Il single track è generalmente sassoso, scorrevole e la tecnica è da esercitare in alcuni passaggi su radici alte e sassi. 
Appena entriamo nella fascia arborea odiamo in lontananza lo scrosciare di una cascata: è la perla finale che incontreremo dopo uno stretto passaggio scavato nella roccia non propriamente ciclabile.





Rivediamo le turchesi acque dei ruscelli che avevamo incrociato all'andata: ed è un po' come quando in un film appaiono i titoli di coda. Gli attori sono stati bravissimi, la regia impeccabile, ma l'oscar va alla scenografia.


PS: La traccia? Il giro è stato concepito e diretto da Maurizio Deflorian mi sembra giusto riconoscimento indirizzarvi al suo sito per tutte le info e soprattutto per eventuali aggiornamenti www.meranobike.it 







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