Come si affronta un rock garden?
Che cosa sia un rock garden è facile intuirlo, anche se la traduzione nell’italica lingua non trova corrispondenti. In pratica è una sequenza di passaggi di affondo e rilancio per danzare da una roccia all'altra. Vediamo in modo semplice e schematico in cosa consiste questa tecnica.
Elasticità di braccia e gambe
La prima predisposizione è in chiave psicofisica: scioltezza, elasticità e fermezza. Le gambe e le braccia dovranno diventare degli ammortizzatori, se siete rigidi verrete respinti ad ogni affronto. Partendo dalla posizione base ci molleggeremo a seconda della necessità. Tutto dipenderà dall’angolatura che darete alle articolazioni. Assolutamente vietato scendere con le braccia sempre tese o il fondoschiena subito appoggiato sulla ruota posteriore: un baricentro troppo basso rende la bici inguidabile; evitate gli estremi, affidatevi all’elasticità naturale del corpo.
Guardare la traiettoria
Individuate una traiettoria: la più pulita, la meno spigolosa, evitate i pieni e seguite i vuoti come farebbe l’acqua: questo compito spetta agli occhi ma il corpo deve seguire senza esitazioni. La frenata va distribuita approfittando dei tratti facili, dove la ruota può essere bloccata senza scomporre l'equilibrio della bici: mai frenare su ostacoli o sconnessioni.
Mantenere un buon ritmo
Quanto alla velocità ricordatevi che la virtù sta nel mezzo: troppo piano e vi impunterete, troppo veloce e perderete il controllo. La capacità di individuare la velocità ottimale è una dote che si affina con la pratica.
Occhio alle pedivelle
A volte le pedivelle possono diventare pericolose: se le rocce non sono troppo aguzze il consiglio è di andare con i piedi allineati, altrimenti dovrete giocare ad alzare o abbassare le pedivelle per evitare il contatto.
Infine i talloni. Ben piantati sì,ma al tempo stesso devono leggere il terreno e distribuire il peso per bilanciare sconnessioni e contropendenze: staccate il cervello e affidatevi alla pura sensibilità.
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