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Sui binari del Tracciolino della Val Codera in MTB

In qualsiasi modo lo si affronti il Tracciolino della Val Codera sarà sempre un' esperienze in MTB del tutto particolare. Perchè unica nel suo genere è quell' opera "ferroviaria" (a scartamento ridottissimo, direi minimo) ricavata nel fianco della montagna rocciosa a strapiombo sul Lago Mezzola, e da cui si vede in lontananza l'apice settentrionale del Lago di Como. 


Lungo i binari del Tracciolino
Lungo i binari del Tracciolino


Per me non era la prima volta che affrontavo questo itinerario, vi ero stato una dozzina di anni prima: una frana bloccava l'accesso stradale e la salita era da fare in gran parte con bici in spalla, non vi erano parapetti metallici per evitare eventuali cadute a picco e si poteva ancora incrociare qualche piccola locomotiva con i tecnici al lavoro.




Oggi lo scenario è radicalmente mutato e non necessariamente in meglio. La strada è intasata dal traffico automobilistico: pseudo-escursionisti fanno a gara sin dalle prime ore dell'alba per accaparrarsi il parcheggio più alto. Le panchine da pic nic ed i rifugi sono pieni di gente festante, mentre il sentiero è praticamente vuoto. 
Se pensate di essere ben accolti da questa montagna perchè siete saliti con le vostre gambe purtroppo vi dovrete ricredere: qualcuno ha pensato bene di mettere divieti in discesa su sentieri storicamente percorsi in MTB come la discesa di San Giorgio. Secondo una credenza popolare le ruote artigliate sono un flagello per i sentieri. 




In questa traccia vi allego il sentiero della salita e vi lascerò con tre proposte di discesa.





Per salire in pedalato l'unica possibilità è da Verceia imboccando via 25 Aprile zona nord-orientale del paese. I primi 4 km sono su asfalto, poi una serpentina di tornanti in sterrato accompagnano fino all'ingresso del Tracciolino.
Da qui si può iniziare ad apprezzare sia l'aspetto panoramico che quello (ancor più peculiare) ingegneristico. Si tratta di un'opera ardita ed impressionante costruita (non a caso) negli anni trenta dalla ditta SONDEL per collegare due invasi d'acqua per la produzione di energia idroelettrica.   






Il tratto si snoda per poco più di 10km senza variazioni di altitudine rispetto ai 900 mt da cui si parte. I binari sono ancora lì: corrosi dal corso del tempo ma ancora ben ancorati al terreno. Scompariranno dopo il passaggio in galleria (illuminata) che segna l'arrivo ad uno dei manufatti della diga, poi il sentiero si farà tortuoso ed attraverserà cunicoli bui dove una luce portatile si rivelerà utile.






Superato l'incrocio per San Giorgio si scende per l'avvallamento che incrocia l'abitato di Cii, unica via per accedere a Codera in ragione di una frana che ostruisce ancora oggi il passaggio.

Questo tratto è breve ma molto divertente in discesa e l'aver indossato le protezioni mi ha permesso di godermi i passaggi sui rock garden in sicurezza.




Per entrare a Codera si risale su un irto tratto in scalinata con bici in spalla. Giunto in centro mi avvalgo del buon ristoro della locanda e scambio volentieri due parole col gestore che è anche un provetto escursionista. Gli manifesto la mia intenzione di scendere dal sentiero che scende su Novate Mezzola, al che mi esprime tutte le sue perplessità in quanto è tutta a gradoni naturali ed artificiali. Decido di affrontarla comunque e nel fare questo mi metto alle spalle il nuovissimo divieto che campeggia proprio davanti all'imbocco di questo sentiero; ma tra l'altro è lo stesso gestore a rassicurarmi bonariamente che "tanto nessuno controlla" e non può essere che così visto che ci sono solo io e pochi avventurieri.  
Il sentiero è in effetti estremamente accidentato, alcuni tratti sono fattibili solo se affrontati con tecnica da manuale, in alcuni passaggi senza un provvidenziale colpo di reni mi sarei ribaltato. In ogni caso non sono pentito di averla fatta. 



Oltre a questa possibilità si può optare per il già citato sentiero di San Giorgio: non l'ho mai provato ma è noto per i suoi tornanti strettissimi ed esposti dove è indispensabile la nose press.
Oppure si può tornare indietro fino all' imbocco iniziale del tracciolino e da lì scendere per la Val dei Ratti: tecnica il giusto, molto varia e divertente, interseca la strada fatta all'andata.
di Raffaele Ganzerli









  





  

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