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Cornetto di Folgaria Cai 439

Itinerario molto particolare e sul quale è doveroso fare alcune premesse.
Se siete vertiginosi allora non sarà questo il vostro itinerario ideale. 
Mettete in conto almeno un'ora di bici a spinta: l'itinerario è breve ma sull'altro piatto della bilancia ci sono pendenze insormontabili per una muscolare e anche l'ebike ogni tanto dovrà arrancare.
Dalle foto sottostanti sembrerebbe un itinerario per folli, serve la giusta prudenza che si usa per affrontare la montagna.

                  











La discesa è molto impegnativa soprattutto nella prima parte caratterizzata da tratti rocciosi ed impervi, la seconda parte è molto più flow con graziosi tratti nel bosco ma una buona tecnica di guida è indispensabile per dominare i tratti più impervi. 





Partenza da Serrada dall'ampio parcheggio a ridosso del cimitero. In una manciata di km si arriva a Francolini (km 4,4), frazione di Folgaria: il tratto in discesa nel bosco fa parte della Gibbo Simoni Bike ed in alcuni punti servirà entrare in modalità enduro.
Da qui in avanti inizia la scalata con destinazione Corno di Folgaria, o poco più sotto dove inizia il single trail. La prima fase è una salita quasi rilassante tra il campo da golf ed il tratto immerso in un ameno bosco che inizia dopo aver attraversato Passo Sommo. L'idilio finisce intorno ai km 8-9 dove la scalata prosegue su una dismessa pista da sci. 

Il primo tratto è agevolato da un morbido manto erboso, ma l'entrata nel selvaggi bosco impone di camminare su pietre e radici.
Intorno al km 11 si registra una tregua: un incantevole sentiero erboso che scorre avvolto da due ali di pini mughi. Ma a lasciar di stucco è l'incredibile scenario che avvolge contemporaneamente tre grandi valli: Val d'Astico sul quadrante orientale, Val Sugana puntando verso nord e la val d'Adige che occupa il settore meridionale con i crinali del Pasubio, Monte Maggio da un lato, Cornetto e Dolomiti di Brenda sul versante opposto.





A questo punto non resta che affrontare il sentiero Gentilini e la sua ardita linea che scorre a filo della parete rocciosa. Alcuni tratti sono ciclabili, ma se la prudenza vi invita a farlo tutto a piedi nessuno ve ne farà una colpa. Curiosa anche la presenza di alcune grotte artificiali ereditate della Grande Guerra.



La discesa (che si svolge su sentiero CAI 439) può essere divisa in tre sezioni: la parte alta molto tecnica con impegnativi passaggi su roccia, la parte media con svariati tornanti e pendenze molto accentuate e la parte conclusiva decisamente più flow ed alquanto contorta. 






La vorticosa fisionomia della discesa è roba da far tremare i polsi anche ai discesisti più navigati: nella prima parte è presente qualche tratto esposto sebbene "addolcito" dalla presenza di pino mugo che garantirebbe un salvataggio in extremis che è comunque sconsigliato sperimentare. Il verde crinale intermedio è una catarsi di bellezza paesaggistica e tecnica di guida.   







Rientro sulla vecchia strada del Passo della Fricca (sarebbe vietata per motivi di sicurezza legati ai movimenti franosi ma in tutta franchezza appare meno pericolosa della moderna galleria con il traffico della Strada Provinciale). Si può arrivare a Carbonare sia su asfalto che su sterrato seguendo i cartelli delle gran fondo ma per risparmiare energie abbiamo optato per l'asfalto: la salita è ancora lunga e si riparlerà di discesa una volta raggiunta Baita Tonda. Prima dobbiamo ritornare al Passo Sommo (km 21) e deviare su un interminabile sterrato che conduce al Rif. Stella d'Italia (km 24,5). Dopo una leggera discesa sulle piste da sci di Fondo Piccolo si risale sempre su carrozzabile sterrata alla volta di Baita Tonda (km 29). Non resta che completare l'anello sul sentiero che devia a sinistra nel pratone: prima parte piuttosto blanda poi decisamente più incattivita con passaggi rocciosi di tutto riguardo; si sfocia direttamente sui primi verdi campi che circondano Serrada. 







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